4 giorni a Pontechianale: Agnello, Vars, Bonette, Bellino, Sampeyre e Esischie!

scalatore delle langhe

via col vento
21 Gennaio 2010
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Giovedì sera siamo partiti per il “campo base” di Pontechianale, per ripetere l’esperienza di metà luglio, alcuni giorni in cui io avevo scalato l’Izoard, l’Alpe d’Huez e per tre volte l’Agnello e anche Vale (valkiria sul forum) era riuscita nell’inaspettata impresa di arrivare fino in vetta all’Agnello con un buon ritmo e senza mai sentire il bisogno di fermarsi.
Rispetto a luglio, in cui avevamo potuto fare praticamente soltanto delle “cronoscalate” a causa delle temperature bassissime, questa volta siamo riusciti a fare qualche giro.
Venerdì a mezzogiorno, dopo colazione poco professionale

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sono partito verso il “solito” Agnello, prendendolo con un passo buono ma molto regolare, perché in programma avevo dopo ancora Vars e Bonette: lungo la salita ho incontrato un solo ciclista; in cima, nonostante il passo regolare sono arrivato in 45’06” a 1221 di VAM e con “solo” 3’53” in più rispetto al mio miglior tempo.
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Faceva abbastanza caldo per essere a oltre 2700 metri, mi sono solo messo la maglia invernale e mi sono lentamente avviato verso il mio terreno più odiato: la discesa. I primi 3 – 4 km sono stati terribili, con un forte vento laterale che mi ha costretto addirittura una volta a sganciare il piede e a non superare praticamente mai i 35 km/h; nella parte finale, più scorrevole, invece mi sono trovato un camion davanti, che andava più piano di me ma non abbastanza piano da poterlo sorpassare (ok, sono un incapace).
Oltrepassato il bivio per Arvieux e per l’Izoard ho proseguito in direzione Guillestre. In un tratto di discesa mi ha raggiunto e immediatamente staccato un francese con una CBT con Mavic R-Sys, ma per fortuna (o forse no) il tratto di discesa ha presto lasciato il posto ad un falsopiano, a tratti in salita, a tratti in discesa, in cui mi sono lanciato all’inseguimento. L’ho raggiunto con abbastanza fatica grazie ad un tratto di salita un po’ più marcata
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Sono riuscito a dargli un cambio, ma appena la strada è spianata si è rimesso in testa lui, che andava nettamente più forte di me, e alla prima discesina mi ha di nuovo staccato.
Prima di arrivare a Guillestre però c’è ancora un tratto in salita un po’ più significativo, in un paesaggio bellissimo e selvaggio
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e lì l’ho di nuovo ripreso, e questa volta l’ho staccato io, definitivamente.
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Bene, meno male che avevo deciso di partire con calma! Il Vars l’avevo già fatto in macchina e poi ne avevo guardato l’altimetria… e l’avevo sottovalutato! L’avevo interpretato come una salitella di passaggio, un niente di che tra Agnello e Bonette, ma almeno in parte mi sbagliavo: i primi km hanno dei tratti abbastanza impegnativi e prolungatamente intorno al 9 – 10, anche 11%.
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Poco prima del (brutto) paese di Vars, chiedo un’altra borraccia all’ammiraglia
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E, complice la strada che diventa molto più facile, mi dirigo velocemente verso la cima.
A poche centinaia di metri dalla vetta ho 16,8 km/h di media sulla salita e vedo davanti a me la strada che spiana:
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Faccio una volata fino in cima per portare la media ai 17 e proprio negli ultimi 10 metri passo un ciclista che saliva “normalmente” e che non so cosa avrà pensato di me che andavo a fargli la volata negli ultimissimi metri!
Altra discesa bruttina, ripida nella prima parte, molto più facile e rilassante nella seconda, qualche km di falsopiano (in cui comincio a sentire un po’ fame e mi mangio una barretta isostad) e arrivo, dopo 98 km, alle 16:30, a Jausiers, all’inizio della Bonette, salita facile come pendenze (6,6% di media) ma lunga quasi 24 km!
I primi km sono proprio facili, il vento era anche a favore e c’era pure una striscia bianca che delimitava a bordo strada la zona riservata ai ciclisti: meraviglia!
Certo che quando dopo 7 km (e 105 totali) cominci ad essere stanco e ti vedi davanti questo cartello un po’ rischi di deconcentrarti per disperazione…
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Lì mi sono dato l’obiettivo di arrivare decentemente ai -10 e poi di provare a tenere i 15 di media su quest’ultima salita di giornata. Il mio sguardo era spesso rivolto a cercare i paesaggi intorno alla vetta, che ancora ricordavo stupendi dalla volta in cui, nel 2008, ero salito dall’altro versante.
Intorno ai 6 km dalla cima inizio a essere più che stanco, saluto l’ammiraglia che mi incita e intanto la mia media scende a 14,8: sono rassegnato a non poter ribaltare il trand, ma soddisfatto della giornata, della salita, del posto, dell’ammiraglia, di tutto!
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Ai -4 vedo un’aquila e la indico alla fotografa:
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Che non aspettava certo la mia segnalazione per fotografarla:
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Arrivato ai -3 ho ancora i 14,8 di media, ma la strada gira intorno montagna, ancora ripida ma con il vento forte a favore, e il panorama si apre: vedo che i prossimi due km sono quasi piani lungo il fianco della montagna e che solo gli ultimi 500 m sono di nuovo parecchio ripidi… In un attimo penso che sarebbe una fatica immane ma anche una grande soddisfazione: scatto!
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Supero anche i 30 km/h e arrivo ai piedi dell’ultimo tratto con i 15,3 km/h di media appena scattati. Penso che è fatta. Comincio a salire regolare intorno ai 12 – 13 km/h, con il vento laterale:
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Vedo una curva, mi ricordo che la cima è dietro a una curva e parto per l’ultima volata:
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Mi ricordavo male! Dietro alla curva ci sono altri 200 m e io sono a 183 bpm, mezzo piantato: mi trascino fino in cima badando di non scendere sotto alla soglia disonorevole dei 10 km/h e guadagnandomi i 15,2 di media!
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Una foto anche alla fotografa, che se l’è ben meritata, mi cambio, mi rifocillo e carico la bici in macchina. Un’altra discesa me la evito volentieri!
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Per valkiria questa volta non è in programma un’impresa sullo stile Agnello ma un percorso più facile: Pontechianale – Casteldelfino – Bellino – Sant’Anna di Bellino e ritorno.
Fino a Casteldelfino sembra di essere in autostrada da quanto c’è traffico e aggiungendo che valkiria in discesa va più piano di me (un tempo credevo fosse impossibile andare più piano di me), questi primi 6 km diventano abbastanza stressanti, ma appena giriamo per Bellino la situazione migliora.
La salita comincia abbastanza impegnativa, sul 9%, ma dopo i primi 500 m lascia il posto a un lungo falsopiano facile, facile, ma in cui fa caldissimo!
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Passato questo falsopiano, in cui l’asfalto è in condizioni disastrose, la salita ricomincia, alternando brevi tratti di riposo a frequenti tratti intorno al 10% con punte anche al 14.
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valkiria sale di un ritmo regolare, ma sembra sentirsi meglio man mano che i km passano: in breve arriviamo all’ultimo rifugio e alla fine della strada asfaltata
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Dopo aver immortalato qualche frammento di delirio rimato, giustamente ricompensato dal Signore con la Seconda Guerra Mondiale,
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Ci fermiamo in riva al ruscelletto, scatto qualche foto a valkiria che stende con orgoglio la sua maglia fradicia e torniamo verso il “campo base”.
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Dopo essere scesi da 1800 ai 1300 di Casteldelfino, torniamo ai 1600 metri della diga e scattiamo le foto di fine giro
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La domenica siamo entrambi stanchi, la strada è trafficatissima, e decidiamo di piazzarci a prendere il sole e studiare in riva al lago
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Poi andiamo fino in paese a procurarci un po’ di provviste


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Lunedì il tempo è incerto, la mia forma fisica pure. Parto in direzione di Sampeyre per provare a fare il colle omonimo, per me inedito in salita (lo feci l’anno scorso ma in discesa, ero salito dal vallone d’Elva), e poi vedere se risalire la val Maira verso Chiappera o provare ad aggiungere ai miei colli scalati anche l’Esischie.
Il Sampeyre come salita è abbastanza impegnativa: è regolare, ma l’asfalto a grana grossissima lo rende parecchio più duro di quello che è altimetricamente: praticamente ti costringe a limitare al minimo l’andatura in fuori sella e secondo me, per via del solo manto stradale, ti toglie anche un buon km/h di velocità.
Il paesaggio non è molto bello, la prima parte è in un bosco e nemmeno ben tenuto
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Mentre la seconda parte un po’ si apre
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Per fare qualche foto bella c’è voluta tutta la bravura di valkiria!
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Arrivato in cima, nelle nuvole, non è che fossi particolarmente estasiato dalla salita, ma ero abbastanza soddisfatto della mia prestazione: 14,3 di media, 1197 di VAM
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Scolata la borraccia di MG-KVIS e mangiata una barretta d’Isostad,
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sono sceso verso Stroppo. La discesa è tutta rotta, con sabbia ovunque. Non sto ad usare tanti aggettivi, è più indicativa la velocità media di percorrenza! 25,9 km/h su 18 km di discesa: un calvario!
Arrivato al bivio per l’Esischie ero stanco, con braccia e schiena a pezzi per la discesa… sapevo che a valkiria piace Acceglio, dove andava in vacanza da piccola e retoricamente le chiedo: “Sono stanco, per me andare ad Acceglio o sull’Esischie è uguale. Dove andiamo?”
Risposta: “Facciamo l’Esischie, ché non l’hai mai fatto!”
E facciamo l’Esischie. Lo prendo in tranquillità, ma dopo 2 km comincia a piovere, a grossi goccioloni radi: accelero un po’, sulla strada che comincia a bagnarsi


Anche il fondo dell’Esischie è pessimo, ma in salita non sarebbe un gran problema
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Se non che l’Esischie è una salita di media difficoltà complessiva, ma che sale a scalini, a volte di alcune centinaia di metri molto ripidi. In uno di questi comincio a vedere 17 – 18 – 19 – 19 – 19% di pendenza e tra il fondo stradale, tra la pioggia, tra il mio tubolare posteriore che ha 4800 km ed è liscissimo, non posso assolutamente alzarmi in piedi!
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A 5 km dalla vetta piove un po’ meno e penso che oramai, a meno del diluvio universale, in cima ci vado; e la mia devozione viene premiata, smette di piovere e esce anche un po’ di caldo sole!
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Arrivo in cima con la buona media di 15,5 km/h e mi fermo
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Poi decido di fare ancora il breve tratto che porta alla cima del Fauniera, la prima salita di montagna che ho fatto, 10 anni fa.
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Probabilmente a causa delle condizioni meteo, in cima non c’è un cane; c’è invece lo sconcertante spettacolo del chrono test point utilizzato come cestino dell’immondizia e carte di barrette energetiche per terra
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Altroché solidarietà tra ciclisti, il dovere del saluto ecc, io con quegli esemplari che hanno lasciato lì la loro immondizia non vorrei proprio aver niente a che fare.
Anche qui qualche foto di rito e in particolare quella che mostra la cima deserta
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Quelli di questi giorni sono stati sicuramente i miei ultimi giri alpini di una stagione che mi soddisfa:
Colle delle Finestre
Colle dell’Agnello (4 volte)
Col d’Izoard
Col de Vars
Alpe d’Huez
Cime de la Bonette
Colle Sampeyre
Colle d’Esischie
125 uscite per 9866 km e 128957 metri di dislivello.


o-o
 
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bicilook

Ammiraglia
15 Giugno 2008
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Colnago C60
Hai fatto dei giri meravigliosi e scalato delle vette mitiche,sono tutti giri e salite che ho gia' fatto anch'io e ti faccio i complimenti per lo splendido reportage...Pero' un'appunto te lo devo fare...Dalle foto mi sembra di capire che tu sia molto leggero e dal tuo racconto dici che non ami la discesa........E allora,chi te lo fa fare di usare le ruote ad alto profilo in carbonio per dei tapponi di montagna?:mrgreen:o-o
 

scalatore delle langhe

via col vento
21 Gennaio 2010
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Bici
Canyon Aeroad
:mrgreen:


Un bravo ed un GRAZIE per lo splendido reportage. Godibile nel racconto e nelle foto.

o-o

Grazie a te!
Per le foto, qui ce ne sono molte di più:

Agnello, Vars e Bonette: [url]http://www.flickr.com/photos/valegiordy/sets/72157627379419179/[/URL]

Bellino con Valki: http://www.flickr.com/photos/francescocapra/sets/72157627503572318/

In riva al lago a ruoli invertiti, io fotografo lei fotografata: http://www.flickr.com/photos/francescocapra/sets/72157627503572318/

Sampeyre ed Esischie: [url]http://www.flickr.com/photos/valegiordy/sets/72157627379600989/[/URL]


o-o
 

valkiria

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Cannondale Topstone Sora
pazzesco! il tuo nick direi che è meritato:mrgreen:che arrampicate...in quelle strade leggendarie poi...

certe foto poi sono da pelle d'oca e carina l'idea di avere l'ammiraglia che ti fotografa:mrgreen:

ma una domanda, un pò da pivello: vista la tua attitudine a buttarti in salita senza paura come pochi, non converrebbe montare ruote a basso profilo?
 

Cillo

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Wilier 110 Pro -
Questo è il più divertente tra tutti i rimproveri per la mancanza del casco che ho ricevuto :mrgreen: o-o

:mrgreen: :mrgreen: :mrgreen:

Mah... Io mi sento in dovere sempre di ricordarlo a tutti, poi dopo il botto di fine luglio contro un camion che ho preso proprio con la testa, dove se non avessi avuto il casco non sarei qui ora a scrivere, mi sento ancor di più in dovere di farlo...