Lobiettivo del mio giro tardo-pomeridiano post-lavoro è il Monte Penegal, che è sempre stata una meta dura, con i 15 km del Passo della Mendola ed i successivi 4 fino al Monte Penegal. Devo gestire le mie (poche) forze per percorrere questi 19 km e i 1500 m di dislivello (considerando i 200 m che ho già percorso da casa mia).
Mi lascio alle spalle il "centro storico" di Appiano e vedo che ca. 300 m davanti a me si immette sulla mia stessa strada la squadretta di MTB di un noto negozio locale, una 15ina di ragazzini accompagnati da un adulto. Proseguendo con il mio ritmo pian piano li raggiungo. Hanno circa 12-13 anni; tutti con la stessa divisa, e quasi tutti che pedalano su MTB troppo grandi, acquistate in previsione della loro rapida crescita. Li supero salutandoli, e sento i loro commenti. Mi allontano pian piano lasciandomi alle spalle anche la loro sana cacìara
Lasciate le ultime case di Appiano, si svolta a destra, e inizia la salita "vera" della Mendola. Butto un occhio nel mio magico microspecchietto, e vedo che la squadretta è già molto indietro, e pur comprendendo la "
giovanil caciara" sono contento di essere tornato nel mio silenzio.
Proseguo ad un ritmo tranquillo: 12/13 km/h. Occhiata allo specchietto e non c'è più nessuno. Altra occhiata.....ma...ma da dietro una curva lontana vedo sbucare un puntino bianco. Un altro ciclista, penso. La Mendola è una meta molto gettonata per il fatto di essere tutta all'ombra di pomeriggio. Il puntino bianco si avvicina. Sempre di più. E pian piano si "materializza". Non è un ciclista in bdc, ma uno di quei ragazzini in MTB che ha pensato di "andare a prendere" il nonnetto. Mi si attacca alla ruota. Sono quasi sicuro che questa squadretta salirà solo per un paio di km, fino al bivio che scende a Caldaro. Non ho nessuna intenzione di ingarellarmi con un ragazzino, ma inconsapevolmente aumento il ritmo e la velocità passa ai 16/17 km/h. I locali che conoscono la salita (che pur non è durissima) sanno che è una bel andare per un amatore medio.
Il ragazzino è sempre dietro. Lo sento ansimare sempre più forte. Ansimerei volentieri forte anch'io, ma "l'orgoglio del nonno" mi mette come un silenziatore in bocca. Non voglio far sentire la mia fatica. Mancano ormai poche centinaia di metri al bivio, e aumento ancora. Il ragazzino dietro sembra una locomotiva, da quanto ansima. Ma anche i miei battiti superano i 172, e mi ricordo che io poi devo proseguire ancora: ho ancora tanti km e tanto dislivello che mi aspettano. Quindi, appena vedo il bivio, mollo un po', e il ragazzino, che fa? Mi scatta in faccia e fa lo sprint lasciandomi sul posto. Solo quando mi affianca e mi supera lo inquadro bene: era uno dei più piccolini del gruppo, magretto, che "l'enorme" MTB " con le
ruote da 29" sembra inghiottire. E aveva le ruote pure piuttosto sgonfie.
Come avevo presupposto, al bivio si ferma ad aspettare il suo gruppo.
Non posso fare a meno di fermarmi e fargli i complimenti, che hanno come effetto di stampare un sorriso nel volto lentigginoso, seppur affaticato (e meno male) del bocia. Gli chiedo quanti ha. "
Tredici!
-ne dimostrava 10-
...e tu? Questo suo darmi del tu mi fa sentire un po più giovane.
Eh, io ne ho quasi 56. -
Beh...complimenti anche a te ...complimenti che mi fanno sentire nuovamente vecchio.