Anni '40, gli anni del CambioCorsa e del Simplex TourdeFrance

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Il tubo reggisella ed il morsetto stringitubo

Tubo reggisella in acciaio cromato.
Estremità superiore bombata, aperta con foro D=13
Lunghezza tot l=185
Lo spessore è s= 1

Diametro è circa 26,8-27, difficile da misurare con esattezza a causa dei numerosi bozzi ed ovalizzazioni presenti su tutta la lunghezza.
Sul solito cat. Doniselli, a pag 141, trovo reggisella in acciaio cromato diametro d=26,9, probabilmente adatto ai tubi verticali Mannesman-Dalmine 28,6 x 1,1 x 0,7 , ed ai Reynolds 28,6 x 1 x 0,7 riportati a pag 172.
Ho ri-misurato con attenzione il telaio. Lo spessore del tubo verticale, che sporge dalla congiunzione è sp= 0,7, quindi l'interno è D=27,2. Infatti provandoci il reggisella da d= 27,2 della mia Dacccordi questo non entra, mentre quelllo da d= 26,8 della mia Coppi entra senza nessuno sforzo.

La cromatura della parte superiore, che sporgeva dal tubo verticale, presenta alcune sfogliature.
Il nasello diam 22 è addirittura schiacciato su quattro lati dal morsetto sella, evidentemente tirato a morte nel tentativo di bloccare la sella.

Il morsetto stringutubo è in acciaio cromato, con la cromatura abbastanza compromessa.
Il collarinio su uno dei fori, ha una tacca per il dentino antirotazione del bullone di serraggio, ma sulla vite anzicche il dentino è presente una spianatura laterale sulla testa. Evidentemente il bullone non è il suo originale. Anche il dado è palesemente moderno
 

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La sella, il tendisella

Sella in cuoio tipo B17
Cuoio molto segnato, ma strutturalmente integro.
Sul cuoio sono presenti 2 coppie di fori non utilizzati, accanto ai ribattini più esterni.
Al centro della sella, nel cuoio ci sono due asole longitudinali, larghe 3-4 e lunghe 40, distanti 20 fra loro.

Lo spessore del cuoio è circa 5
I ribattini sono di rame, con la testa diametro d=8

Il fusto è in acciaio, tondino d=7, con lunetta posteriore a 6 ribattini, nasello a 3 ribattini, gancio, e bullone tendicuoio
Il tutto é verniciato.
La verniciatura, nera a pennello, è direttamente sull'acciaio e copre anche la parte ribadita dei ribattini. Sotto non si vedono tracce di altra vernice, o di cromature. Sembra una riverniciatura fatta alla buona, a sella assemblata.

Sul bullone tendicuoio, fra il dado ed il nasello, c'è ancora la fascetta superiore di un tendisella. Il resto del tendisella è andato perduto.

Sotto la fascetta, avvolti sul bullone a far da spessore, ci sono alcuni giri di tela, che potrebbero essere resti di nastro adesivo telato ormai incottato. Non riesco ad immaginare come hanno potuto avvolgere questo nastro, perchè, se avvolto sul bullone prima di inserirlo nel nasello, non si sarebbe potuto allentare il dado per l'inserimento, e viceversa, dopo inserito, rimane troppo poco spazio per far passare il nastro fra il bullone e il nasello.

Sul cuoio non è più leggibile nessun marchio, anche se sono ancora riconoscibili le impronte dell'ovale per il marchio, e di un ovale più piccolo accanto al ribattino del nasello.
In controluce, e sforzando la vista, su uno degli ovali piccoli si riesce ad intravedere la scritta "B17"

Inizialmente ero convinto che, grazie a questo "B 17" ancora riconoscibile, potevo identificare la mia sella come una originale Brooks B17.
Invece, andando a guardare sui cataloghi e depliant dell'epoca, ho trovato svariati costruttori di selle, ciascuno dei quali aveva nella gamma le sue brave selle tipo B17. Ci sono SelleAlba B17, SelleFox B17, SelleItalia B17, SelleFNBologna B17, SelleMilano B17 ecc, ed in varie versioni: Champion, NormaliCorsa, SuperCorsa ecc.

In effetti il modello B17 venne lanciato da Brooks alla fine dell '800, e mezzo secolo dopo, a metà '900, non c'era più nulla che impedisse di imitarlo sfacciatamente, e di usarne il nome.
Ad esempio, sul cat. Doniselli, alle pag144 e 146 convivono tranquillamente le selle B17 Champion "originali Brooks" e le SelleMilano B17 NormaliCorsa e B17 SuperCorsa.

A caratterizzare la mia sella, rispetto alle altre B17 che ho visto finora, è la forma del fusto, che oltre al tratto per il morsetto con l'interasse 43 fra i binari, ed al tratto per il gancio a interasse 23, ha un tratto intermedio ad interasse 32.

Inoltre, anche le 2 asole centrali sono inusuali, perchè sulle B17 Brooks e sulle imitazioni, lo scarico centrale è tipicamente costituito da 3 fori tondi, oppure, come sulla B17 Imperial, da una ampia apertura sagomata, tipo antiprostatite ante-litteram.

Le due coppie di fori in più, accanto ai ribattini, farebbero pensare ad un cuoio montato in origine su un altro fusto con la forma della lunetta più arquata, come ad esempio quello delle B17 di SelleItalia, poi riadattato e montato sul fusto attuale, rifacendo una nuova foratura per la nuova lunetta (vedi i 4 fori in più, che sarebbero avanzati dalla precedente foratura).
Il tutto verniciato a pennello in occasione della riverniciatura delle fasce nere sul telaio.
 

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Il morsetto reggisella

Il morsetto è cromato, anche se poi era stato verniciato malamente di nero. Ho asportato la vernice, e sotto appare la cromatura un pò sciupata, con qualche mancanza, ma non del tutto compromessa.

Sui morsetti laterali, sia su una ganascia esterna che su una interna, c'è una criccatura, fortunatamente non passante.
Le zigrinature radiali sui lati del corpo centrale sono quasi spianate, in migliori condizioni le corrispondenti zigrinature sulle ganasce interne, probabilmente di materiale più duro.
Il perno è leggermente piegato ed i dadi sono sboccati.

Le criccature, il misero stato della zigrinatura, le deformazioni dei dadi e del perno, le 4 schiacciature sulla estremità del tubo regisella, sono tutti testimoni di una antica cruenta lotta per imbrigliare una sella evidentemente piuttosto riottosa.

Rispetto alla immagine del morsetto per selle corsa B17 art. 11726-27 sul cat Doniselli, le ganasce esterne di chiusura non sono piatte, ma sono bombate.
Interessante notare che il perno con dadi era previsto anche come ricambio a se stante, oltre al morsetto completo.

Non è presente nessun marchio del produttore, bensì ci sono numeri di bevetto:
USA pat. 698367 è marcato di stampo all'interno delle due ganasce interne
USA pat. 575631 e Brit. pat. 0527/03 sono incisi sul frontale del corpo centrale
Malgrado le incongruenze dei numeri di patent, i pezzi, per come si accoppiano fra loro, hanno tutta l'aria di far parte comunque dello stesso assieme originale.
Chissà che cosa mai avranno potuto rivendicare tutti questi patent, su un semplice morsetto reggisella!
Ma quella del brevetto era una mania piuttosto generalizzata, sulla componentistica delle bici di
una volta, quando non si lesinava con i Pat. ed i Brev.
 

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La sella

Ho trovato sul web, da www.biciclettedecadence.blogspot.com, un volantino di selle, con una chiara immagine di una sella Italia n°1335 tipo B/17 da corsa.
Come la mia, il cuoio ha lo scarico centrale con le 2 asole strette, e la posizione degli ovali per il marchio è quasi identica (più arretrato quello piccolo con la sigla B17).
Anche la curvatura della lunetta è accentuata, compatibile con la foratura per i ribattini, come sulla altra sella Italia B17 che avevo visto fisicamente, anche se quella aveva lo scarico centrale a 3 fori.

Almeno il cuoio della sella è individuato come Selle Italia n°1335, mentre è sempre incognita la origine del fusto con la doppia piegatura.

Purtroppo il volantino non riporta date, ma a giudicare dalla tipologia delle altre selle, dalla grafica, e dalle didascalie arcaiche ( vedi " sella per giovanetto") è decisamente antecedente agli anni '50
 

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Le ruote posteriore e anteriore: i cerchi, i raggi, i nippli

Dei mozzi e dei bloccaggi automatici, che sono parte integrante del Cambio Corsa, ne ho già parlato in precedenza (post#18, 20-24)

Entrambe le ruote sono a 36 raggi, raggiate in 3°, con cerchi in duralluminio larghezza 21mm per tubolare da 700.

La raggiatura della ruota posteriore non è ortodossa, nel senso che i raggi ai due lati della valvola non risultano paralleli, al contrario di quella della ruota anteriore, che è regolare.

Entrambi i tubolari, anche se un pò incottati, sono esteriormente integri, e gonfiati a 4 bar tengono bene la pressione.
Non ho ancora osato portarli a 8 bar, e siccome la masticiatura sembra ben salda, per ora non li smonto, anche se per il futuro temo che dovrò comunque decidermi a farlo.

I cerchi

Sulla ruota anteriore il cerchio è Fiamme, con pista freni non zigrinata, in buono stato, e fori per nippli con bussolette ribadite.
La giuntura del cerchio è con due rivetti, in origine coperti dalla decals di cui rimangono solo frammenti, comunque riconoscibili.
Sul catalogo Rizzato a pag 73, il cerchio Fiamme con bussolette ribadite è indicato come Brevetto "Longhi".
La bussoletta ribadita è una invenzione di Fiamme degli anni '30, ed è rimasta una loro esclusiva per un lungo periodo, prima di essere adottata dagli altri costruttori.
Su bikeforums https://www.bikeforums.net/classic-vintage/781480-fiamme-red-timeline-start-please-join.html ho trovato una interessante cronologia illustrata, ed il mio cerchio corrisponde al 1° tipo, il più vecchio, coi rivetti e con la marcatura "Brevetto Longhi S.A.Fiamme Milano"

Sulla ruota posteriore il cerchio è Ambrosio, con pista freni con zigrinatura obliqua a 45°, in buono stato.
Su Velobase http://velobase.com/ViewComponent.aspx?ID=088E0BA4-1FC2-4C24-9811-E94035D175DD&Enum=107&AbsPos=6, il cerchio per tubolari Ambrosio con zigrinatura obliqua, e con la stessa decals presente sul mio, è descritto come "early 1930-1960"

Difficile accertare se almeno uno dei due era montato fin dall'origine, ed eventualmente scoprire quale.
Sono comunque entrambi "d'epoca", e probabilmente entrambi risalgono ai primi anni di utilizzo della bici.

I raggi e i nippli

I raggi sulla ruota anteriore sono Stella sfinati d= 2-1,7, cromati ma con cromatura molto sciupata.
La lunghezza sembrerebbe L=302, anche se per misurarli con esattezza ne andrebbe svitato almeno uno.
Dalle misure del mozzo e del cerchio, utilizzando il calcolatore Sapim, la misura calcolata è 301
Sia il cat Doniselli che Rizzato danno come misure correnti dei raggi le lunghezze 285-302-305
Due raggi non sono originali, sono sono stati sostituiti con Sapim non sfinati d=2, cromati.
I nippli sono in ottone, corti, con quadro per tiraraggi da 3,5

I raggi sulla ruota posteriore sono Stella dritti non sfinati d= 2, anche loro con cromatura molto sciupata.
Anche loro di probabile lunghezza L= 302. Il calcolatore Sapin suggerisce 300 e 301.
Stessi nippli corti in ottone, quasi certamente montati con la ranella, ma per verificarlo andrebbe smontato il tubolare.
 

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I tubolari

Sull'anteriore è montato un Hutchinson Saturno Strada 28x 1 1/16, incottato ma integro.
In piccoli caratteri quasi illegibili, accanto al marchio e modello, c'è un numero che sembra essere ..0378-Italia
Sul cat. Rizzato del 1950 a pag. 157 il Saturno Strada è l'unico tubolare proposto da Hutchinson, e nella pagina successiva gli è dedicata una pagina completa di pubblicità.
In un leaflet Hutchinson del 1967, il Saturno Strada è ancora presente, insieme ad una gamma più ampia di tubolari, ma proposto per training/touring, mentre nel leaflet del 1977 non è più fra i tubolari in produzione.

Il tubolare posteriore è un Michelin Joyful 280, anche lui incottato, ma sempre integro.
Non ho trovato documentazione per datarlo, ma non ho insistito troppo nella ricerca perchè ho già trovato dei Michelin Joyful 280 montati su bdc anni '80, quindi, e a meno che fossero recupero di fondo di magazzino, dovrebbero essere "moderni" rispetto al periodo che mi interessa.
 

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Guaine e fili freno – i barilotti delle leve

Le guaine ed i cavi freno non riportano marchi

Le guaine sono in spira tonda rivestite di plastica bianca, diam esterno d=5 e interno d=3 , con capsule copriguaina cromate

Dei fili freno, di diam d=2, il posteriore ha il nipplo saldato, in ottone, diam d=5,8 e gambo leggermente conico d= 4-3,8
Al momento dello smontaggio non ci avevo fatto caso, ma il barilotto delle leve Balilla ha una sede con il solo foro d= 2,5 per il filo, e un bassofondo d=6 profondo 4 per la sola testa del nipplo, quindi non sagomata per accogliere anche il gambo. E' adatta per un nipplo con la sola testa sferica, come quello mostrato nella terza foto.

Se, come è probabile, anche il filo anteriore ha lo stesso tipo di nipplo del filo posteriore, non adatto alla leva, si spiega perchè ci si è incastrato dentro (vedi post #38 sulle leve Balilla).
Per tirarlo via ci vorrà ben altro che lo Svitol! Ci dovrò andare di trapano, magari con un fresino da dremel

Guaine e fili potrebbero risalire a qualunque periodo, dagli anni '40 ad oggi.
 

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Il cambio Simplex TourdeFrance

Il Simplex Tour de France è l'altro componente che, insieme al CambioCorsa, caratterizza questa bici.
Lo ho comunque volutamente lasciato per ultimo, perchè sicuramente non faceva parte del montaggio originale, e quindi non determinante per la identificazione e la datazione.

Sul cambio sono presenti numerose marcature:
- sul braccio: logo Simplex Tour de France
- sulla flangia della gabbia anteriore: logo Simplex Made in Italy – Tipe Competition 4 Ve - Brevets Internationaux -
- sul retro della flangia posteriore, un numero seriale : 014978

Le condizioni dei pezzi sono discrete, di rilievo ci sono solo i seguenti danni :
- la molla a spirale, sul terminale lato gabbia, è stata incisa profondamente dallo sfregamento della molla a bovolo, ed è in punto di rottura: dovrò farci qualcosa
- deformazioni del bordo della ranella ad intagli, che impediscono alla molla a bovolo di restare bene in sede: da raddrizzare, con delicatezza perchè il pezzo ha un aria piuttosto fragile
- ammaccatura più lieve anche sul bordo della ranella lato gabbia
- ampie sfogliature della cromatura sul retro del braccio
- sugli altri pezzi, qualche segno e piccole ammaccature qua e là,

Come immaginavo, in rete si trova abbondante documentazione sulle caratteristiche e la evoluzione nel tempo dei vari modelli del Simplex TdF, che permette di identificare la versione e l'anno di produzione.

Di rilievo, nell'archivio documenti di DisraeliGears http://www.disraeligears.co.uk/Site/Simplex_derailleurs.html ci sono numerose scansioni di cataloghi, liste ricambi, fogli istruzioni, pubblicità, e disegni di brevetti.
Sorprendentemente, nella collezione dei cambi mancano proprio gli esemplari dei Simplex degli anni '40 e inizi '50, il periodo di massimo splendore del marchio ed invece, quasi malignamente, sono presenti gran parte dei modelli che nei decenni successivi hanno segnato il declino di questo marchio un tempo glorioso, che aveva fatto la storia del ciclismo eroico.

Su http://www.classiclightweights.co.uk/restoration.html, c'è un interessante articolo sulla registrazione del TdF, e altra documentazione in inglese.

Il catalogo Simplex del 1950 in particolare presenta la versione del mio cambio.
E' riconoscibile come versione del 1949 per:
- la forma del braccio col fermo guaina all'altezza del perno, e per la flangia posteriore della gabbia in un solo pezzo, rispetto alla versione del 1948 che aveva la flangia divisa in 2 parti, come chiaramente illustrato alle pagg 58 e 60 del catalogo Doniselli
- la mancanza del particolare 862, che rappresenta il "perfectionnements 1950 reglage lateral .... par adjonction de une cuvette moletee exterieur" per agevolare la regolazione, che è stata aggiunta nel 1950 e che poi è rimasta in tutte le versioni successive.

Non corrispondono invece all'esploso le due rotelle, che sono dentate, anzicchè lisce .
Simplex ha iniziato a montare rotelle dentate negli anni ’50, ma mi risulta che fossero stampate in plastica e che girassero su boccola, mentre le mie sono in acciaio e girano su coni e sfere, come le precedenti rotelle lisce.
Può darsi che le mie appartengano ad una prima serie, dentate ma ancora in acciaio, antecedenti alla realizzazione degli stampi per la plastica.
 

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Il cambio Simplex TdF – catena 1/8 o 3/32

Nei vecchi cataloghi dei ricambi Simplex ci sono gli esplosi e le tabelle con i pezzi che differenziavano le varie versioni disponibili, per catena 3=>3,175= 1/8 oppure per catena 2=>2,38=3/32

Sul mio cambio c'è marcato 4Ve, ma non c'è nessuna marcatura che indichi se è il 4V per catena 1/8 o quello per 3/32.
Sulle foto in rete di altri Simplex TdF, qualche volta invece la dimensione catena è marcata.
Forse la denominazione "Tipe Competition" era già sufficentemente indicativa? O forse in Italia veniva prodotto solo il 4V per larghezza unica?

Neanche sui singoli pezzi del mio cambio, ci sono marcati i codici identificativi, e viceversa sul catalogo non ci sono misure che permettano di riconoscerne le differenze.
Una differenza invece è data dal distanziale, il particolare 848, che ci deve essere sulla versione 4V per catena da 3/32, e che non ci vuole nella versione 4V per catena da 1/8.
Quindi il cambio potrebbe essere per 3/32?
Ma non quadra con la catena da 1/8 che era di fatto montata sulla bici.
Considerando comunque il pasticcio delle due maglie di prolunga da 3/32 (vedi post# 27), non mi stupirei troppo che qualcuno abbia montato una catena ed un cambio che non combinano fra loro.

Ad ogni buon conto, ho misurato la escursione del cambio, che è s= 18,5, e che sembrerebbe adatta per la mia ruota libera, che ha un passo =18 fra il 1° ed il 4° pignone

Le misure in lunghezza dei miei pezzi, significative per la escursione del cambio, e che permetterebbero di identificarli per confronto con i pezzi di qualche altro 4V riconoscibile grazie a una marcatura completa, sono comunque queste:
Chainette- n°10 perni
Axe de va-et-vient - distanza fra le battute L=25
Bague de va-et-vient- lunghezza tot L=31- profondità sede P=28
Cuvette crantee - spessore fondo S= 1,5
Cuvette fixe – profondita fondo rispetto alla battuta sulla gabbia P=1
Rondelle de centrage L=3,5
Boulon de galet sup- lungheza gambo L=15
Galet complet- lunghezza cono maschio L=8
Ressort va-et-vient- 8,5 spire
Ressort gaine- 6 spire

Se qualcuno ha un TdF 4V con marcatura completa, o sà riconoscerli in altro modo, mi farebbe cosa gradita.
Comunque, per conto mio continuerò ad indagare ;nonzo%.
 

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La catena

Ragionando sulle versioni del cambio TourdeFrance adatte a catena da 1/8 o da 3/32, mi è venuto in mente un aspetto che non avevo considerato prima, circa la identificazione della catena: può darsi che la Everest da 1/8 montata sulla bici sia proprio quella originale per il CambioCorsa, e che sia stata allungata poi con la aggiunta delle altre 2 maglie per compensare il maggior sviluppo necessario per il Simplex.

Le maglie Everest da 1/8 sono 102.
Calcolando l'interasse per il CambioCorsa, con il 1° pignone da z=16 l'interasse risulta 439,75 , mentre con il 4° pignone da z=22 l'interasse è 422,18.
Sono due misure che posizionano l'asse del mozzo posteriore nel bel mezzo della possibile escursione sul forcellino dentato, rispettivamente sul 4° e sul 10° dente dal fondo, e questo andrebbe a conferma della ipotesi che sia la catena originale, a meno di una bella coincidenza.

Aggiorno il vecchio post #27 dedicato alla catena.
 

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La manetta Simplex - il cavo di comando del cambio

La manetta corrisponde a quella sul catalogo Simplex 1949-50, con collarino per tubo obliquo diam 28,6 , e completa del galletto 843 opzionale.
Manca però la rondella di frizione 651, e la molla a tazza 137 non ha i 3 tagli a stella che si vedono in figura.
La rondella mancante, se come immagino non era metallica ma in materiale sintetico, probabilmente è andata distrutta nell'uso, o per invecchiamento.
manetta.jpg componenti manetta.jpg

La cromatura del collarino, e parzialmente anche quella della basetta, è molto sciupata, e i pezzi sono stati spennellati della solita vernice nera già incontrata in precedenza sul morsetto e sul fusto della sella.
Sgocciollaturedi vernice nera sono finite pure sulla levetta.
Sulla vite di registro, il controdado godronato è bloccato dalla ruggine.

Il nipplo del filo è incastrato nella sede, sembra quasi ci sia stato forzato e limato dentro. Evidentemente chi ci ha messo le mani è lo stesso dei freni, e non doveva avere un gran feeling con i nippli.
nipplo filo forzato nella levetta.jpg
Il cavo di comando del cambio, rispetto ai cavi freni, ha un aspetto più arcaico.
La guaina è in spira tonda di acciaio, rivestito di plastica, diam esterno d= 4,5 e interrno d=2
E' spezzata in due parti, circa nel mezzo
Il rivestimento di plastica grigia è incottato ed è spaccato in più punti, con alcune mancanze.
Il filo è di diam d=1,2

aggiornamento maggio2020 :
verificato che la manetta è completa, non ci deve essere nessuna rondelle de friction, e che la molla a tazza non deve avere intagli. Si tratta della versione antecedente a quella nel catalogo 1950, uguale a quella della versione1948 vedi post #113
 
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Il nastro manubrio

Del nastro manubrio, me ne ero proprio dimenticato!
Mi è tornato in mente solo ora, al momento di tirare le fila sulla identificazione e la datazione della bici.

E‘ un nastro in buono stato di conservazione, un BikeRibbon relativamente “moderno“, direi inizi anni ’80.
Era ordinatamente avvolto a partire dalle estremità, e terminato verso il centro con le striscie autoadesive tricolori con la scritta: Original - Bike Ribbon- Made in Italy BR. N.22201/B/75.
I tappi manubrio sono anonimi, in plastica cromata.

Di rilevante c'è il fatto che qualcuno si era preso la briga di ri-nastrare a nuovo una bici che montava ancora i pattini freno e un tubolare vecchi di decenni! ;nonzo%
 

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La identificazione

Dopo averla esaminata a fondo, e dopo aver guardato decine di bici di quegli anni, sia in foto che dal vero, non sono riuscito a trovare nessun elemento che mi permettesse di identificare il costruttore di questa bici, o quanto meno di questo telaio.

Negli anni del dopoguerra era tutto un fiorire di artigiani, di piccole industrie e di grandi imprese che costruivano bici da corsa: il ciclismo era uno sport popolarissimo.
I metodi costruttivi fra artigiani e industria differivano di poco, la differenza la facevano la parcellizzazione del lavoro, e qualche attrezzatura in più.

Alcuni dettagli, come i forcellini posteriori ri-sagomati, e le congiunzioni assottigliate a lima, mi fanno però pensare che non sia una bici prodotta in una industria, ma in una bottega artigiana.
E di botteghe artigiane ce ne erano a migliaia, molte di cui si è persa o si stà perdendo la memoria, e poche altre che invece sono ormai entrate nel mito.

I materiali che venivano adoperati per i telai delle bdc, tubi e congiunzioni erano praticamente gli stessi, sia da industria che da artigiani, salvo poche eccezioni. A distinguere un costruttore dall'altro c'era, talvolta, qualche personalizzazione sulle congiunzioni, che purtroppo sulla mia bici non c'è.

Con la mia poca esperienza, non sono quindi in condizioni di scoprire e poter dire qualcosa di più :cry

Per ora mi fermo qui, ma se poi un giorno mi capitasse magari di vedere un'altra bici, ben identificata perchè se ne conosce la provenienza o con decals originali, e proprio con forcellini sagomati come questi ......:-):-):-)

La datazione

Con la datazione và un pò meglio.

Riepilogando:

-La bici è stata costruita per un cambio Campagnolo a stecche
Dando per scontato che mozzi e bloccaggi automatici montati sopra siano gli originali, questi appartengono ad un CambioCorsa, nella versione prodotta dal '46 al '49.
Lo deduco da:
-la forma piatta e le scritte della maniglia del bloccaggio anteriore, che dal 1946 sostituisce la maniglia affusolata del precedente cambio Campagnolo a stecche.
-i galletti con le viti a testa bombata, che dal 1949 verranno sostituiti dai galletti con l'anello.
-i controconi privi di marcatura CAM+data, di cui in giro ho visto solo esemplari con data '49 o posteriore

-Il cambio Simplex TourdeFrance è della versione 1949.
Il TourdeFrance, anche se delle versioni successive, è stato però montato su bici da corsa ancora per diversi anni, cercando invano di contrastare la crescente fortuna del Campagnolo GranSport .
Poi non è detto che il mio esemplare sia stato acquistato al momento della trasformazione, magari era già da anni su uno scaffale.
Mi sembra però molto improbabile che una simile trasformazione sia sta fatta dopo gli anni '50, proprio per montare un TourdeFrance ormai del tutto obsoleto.

-La quasi totalità degli altri componenti montati, presumibilmente originali, erano reperibili in commercio nella seconda metà degli anni '40.
Di epoca sicuramente successiva ci sono solo:
- attacco manubrio 3ttt > anni '60
- tubolare Michelin JoyFul280 > anni '80, forse anche '70
- nastro manubrio >anni '80
mentre di datazione indefinita sono:
- piega manubrio
- leve freno Balilla
- guaine e fili freno
Sempre di epoca indefinita sono gli adattamenti successivi (ma sarebbe meglio dire, le malefatte successive) sui componenti originali d'epoca:
- la maniglia e lo spillo Miche adattati sul cappellotto del bloccaggio automatico posteriore
- il controcono sinistro M10x1 forzato sul mozzo posteriore
- le due maglie Regina da 3/32 per allungare la catena Everst da 1/8
- i dadi e le rondelle sui freni Universal brev361666, in acciaio anzicche ottone, e di filettura sbagliata
- i due raggi Sapin, in sostituzione degli Stella sfinati, sulla ruota anteriore.

- Dalla presenza ancora a bordo di materiali di usura molto datati (vedi i pattini freno, e il tubolare Hutchinson Saturno), si deduce che nell'ultimo mezzo secolo la bici è stata usata molto poco .

In conclusione, in mancanza di altri elementi, per ora mi accontentero di identificare la bici come:

" Bici da corsa per Campagnolo CambioCorsa, degli anni dal 1946 al 1949, modificata negli anni '50 per Simplex TourdeFrance "

La logica obiezione che mi faccio io per primo, e cioè che si capiva da subito senza fare tante elecubrazioni che la bici più o meno doveva essere di quel periodo, non è rilevante perchè:
- ora lo posso affermare più a ragion veduta, ed anche in maniera abbastanza documentata
- ho imparato molte cose sulle bici anni '40 in generale, ed era questo il mio scopo principale fin dall'inizio
- soprattutto mi ci sono divertito
Senò tanto valeva aprire il classico thread dallo speranzoso titolo con scarse probabilità di risposta, il tormentone tipico di questa sezione Vintage: "qualcuno riconosce questa bici? e quanto può valere?" :-x


Anche se non rinuncio del tutto ad una eventuale futura identificazione più precisa....... è arrivato il momento di passare al restauro :ola:
 
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CRISI

Gregario
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La identificazione

Dopo averla esaminata a fondo, e dopo aver guardato decine di bici di quegli anni, sia in foto che dal vero, non sono riuscito a trovare nessun elemento che mi permettesse di identificare il costruttore di questa bici, o quanto meno di questo telaio.

Negli anni del dopoguerra era tutto un fiorire di artigiani, di piccole industrie e di grandi imprese che costruivano bici da corsa: il ciclismo era uno sport popolarissimo.
I metodi costruttivi fra artigiani e industria differivano di poco, la differenza la facevano la parcellizzazione del lavoro, e qualche attrezzatura in più.

Alcuni dettagli, come i forcellini posteriori ri-sagomati, e le congiunzioni assottigliate a lima, mi fanno però pensare che non sia una bici prodotta in una industria, ma in una bottega artigiana.
E di botteghe artigiane ce ne erano a migliaia, molte di cui si è persa o si stà perdendo la memoria, e poche altre che invece sono ormai entrate nel mito.

I materiali che venivano adoperati per i telai delle bdc, tubi e congiunzioni erano praticamente gli stessi, sia da industria che da artigiani, salvo poche eccezioni. A distinguere un costruttore dall'altro c'era, talvolta, qualche personalizzazione sulle congiunzioni, che purtroppo sulla mia bici non c'è.

Con la mia poca esperienza, non sono quindi in condizioni di scoprire e poter dire qualcosa di più :cry

Per ora mi fermo qui, ma se poi un giorno mi capitasse magari di vedere un'altra bici, ben identificata perchè se ne conosce la provenienza o con decals originali, e proprio con forcellini sagomati come questi ......:-):-):-)

La datazione

Con la datazione và un pò meglio.

Riepilogando:

-La bici è stata costruita per un cambio Campagnolo a stecche
Dando per scontato che mozzi e bloccaggi automatici montati sopra siano gli originali, questi appartengono ad un CambioCorsa, nella versione prodotta dal '46 al '49.
Lo deduco da:
-la forma piatta e le scritte della maniglia del bloccaggio anteriore, che dal 1946 sostituisce la maniglia affusolata del precedente cambio Campagnolo a stecche.
-i galletti con le viti a testa bombata, che dal 1949 verranno sostituiti dai galletti con l'anello.
-i controconi privi di marcatura CAM+data, di cui in giro ho visto solo esemplari con data '49 o posteriore

-Il cambio Simplex TourdeFrance è della versione 1949.
Il TourdeFrance, anche se delle versioni successive, è stato però montato su bici da corsa ancora per diversi anni, cercando invano di contrastare la crescente fortuna del Campagnolo GranSport .
Poi non è detto che il mio esemplare sia stato acquistato al momento della trasformazione, magari era già da anni su uno scaffale.
Mi sembra però molto improbabile che una simile trasformazione sia sta fatta dopo gli anni '50, proprio per montare un TourdeFrance ormai del tutto obsoleto.

-La quasi totalità degli altri componenti montati, presumibilmente originali, erano reperibili in commercio nella seconda metà degli anni '40.
Di epoca sicuramente successiva ci sono solo:
- attacco manubrio 3ttt > anni '60
- tubolare Michelin JoyFul280 > anni '80, forse anche '70
- nastro manubrio >anni '80
mentre di datazione indefinita sono:
- piega manubrio
- leve freno Balilla
- guaine e fili freno
Sempre di epoca indefinita sono gli adattamenti successivi (ma sarebbe meglio dire, le malefatte successive) sui componenti originali d'epoca:
- la maniglia e lo spillo Miche adattati sul cappellotto del bloccaggio automatico posteriore
- il controcono sinistro M10x1 forzato sul mozzo posteriore
- le due maglie Regina da 3/32 per allungare la catena Everst da 1/8
- i dadi e le rondelle sui freni Universal brev361666, in acciaio anzicche ottone, e di filettura sbagliata
- i due raggi Sapin, in sostituzione degli Stella sfinati, sulla ruota anteriore.

- Dalla presenza ancora a bordo di materiali di usura molto datati (vedi i pattini freno, e il tubolare Hutchinson Saturno), si deduce che nell'ultimo mezzo secolo la bici è stata usata molto poco .

In coclusione, in mancanza di altri elementi, per ora mi accontentero di identificare la bici come:

" Bici da corsa per Campagnolo CambioCorsa, degli anni dal 1946 al 1949, modificata negli anni '50 per Simplex TourdeFrance "

La logica obiezione che mi faccio io per primo, e cioè che si capiva da subito senza fare tante elecubrazioni che la bici più o meno doveva essere di quel periodo, non è rilevante perchè:
- ora lo posso affermare più a ragion veduta, ed anche in maniera abbastanza documentata
- ho imparato molte cose sulle bici anni '40 in generale, ed era questo il mio scopo principale fin dall'inizio
- soprattutto mi ci sono divertito
Senò tanto valeva aprire il classico thread dallo speranzoso titolo con scarse probabilità di risposta, il tormentone tipico di questa sezione Vintage: "qualcuno riconosce questa bici? e quanto può valere?" :-x


Anche se non rinuncio del tutto ad una eventuale futura identificazione più precisa....... è arrivato il momento di passare al restauro :ola:
Beh, a questo punto aspettiamo foto e resoconto anche sul restauro
Ciao.
 

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Il restauro - Che fare?

Durante tutti questi mesi trascorsi ad esaminare la bici e a documentarmi, ho cominciato a pensare al restauro.

I 70 anni di vita di questa bici si dividono distintamente in due periodi.
Il primo periodo và dalla costruzione col CambioCorsa alla trasformazione col Simplex TdF, quindi una decina di anni a cavallo degli anni ‘40-’50, e il secondo periodo sono i 60 anni da allora fino ad oggi.

L'idea che mi sono fatto è di riportare la bici a come doveva essere agli inizi degli anni '50, appena trasformata da CambioCorsa a Simplex Tour de France, perché questo upgrade “storico” tipico dei tempi, è quello che la caratterizza maggiormente.
Inoltre la componentistica del primo periodo è quasi del tutto completa, ad eccezione dell’attacco manubrio e, forse, del manubrio stesso e dei comandi dei freni, il tutto probabilmente sostituito negli anni ‘60 a seguito di una caduta.

Ma mi è venuto qualche dubbio sulla storicità, e la professionalità, della modifica.

Nel dopoguerra, con la grande disponibilità di bravi artigiani telaisti che c’era allora, sostituire i forcellini posteriori dissaldando quelli dentati e saldobrasando una coppia nuova, non sarebbe stato un gran problema. Probabilmente qualcosa di analogo venne fatto sulla Bianchi Folgore esposta al MuseoBartali, vedi post#16
Questo avrebbe permesso di montare mozzi posteriori con perno liscio, svincolandosi dal perno dentato del mozzo CambioCorsa, senza arrivare a limare la punta dei denti come ho visto, purtroppo, su una bici che l’estate scorsa era in vendita sul mercatino.
La saldatura ad elettrodo della rondella filettata per il cambio, pur essendo più spicciativa, non è comunque così disdicevole.

Dubbio più consistente mi viene dalla accoppiata Simplex+catena

La catena da 1/8 è quasi certamente quella originale col CambioCorsa.
Ma il Simplex TdF sembrerebbe la versione da 3/32 (anche se non né ho ancora la certezza)
Magari và più o meno bene lo stesso, tant’è vero che almeno sul cavalletto il cambio funzionava, ma se uno fa una modifica “seria”, quanto meno cambia anche la catena, o comunque non ci giunta sopra due maglie da 3/32!!

Allora forse non è stata una modifica professionale, per upgradare la bici e per renderla più performante?
O viceversa è stata una riparazione di fortuna, estemporanea, magari perchè un utilizzatore inesperto aveva triturato le stecche del CambioCorsa e si era fatto risistemare il tutto da un “riparatore” un po' approssimativo?

Preferisco immaginare un upgrade “storico”, e quindi metterò da parte i dubbi e la riporterò indietro alla configurazione anni’50.

Mi piacciono le bici vissute (ma non maltrattate) ed adoro la patina del tempo.
Purtroppo le condizioni di vernice del telaio, e le riparazioni che dovrò farci sopra, escludono di poter fare un restauro conservativo, ed impongono la riverniciatura.
Sono più incerto se ricromare o meno il telaio, e di conseguenza anche i vari componenti: si vedrà.

Manterrò tutti i componenti anni ‘40 e ‘50, limitandomi a riparare le parti danneggiate, e ad eliminare le numerose malefatte evidenti.

Riguardo il manubrio, potrei rimontarlo provvisoriamente per mantenere la completezza della bici, in attesa di trovare qualcosa di più consono.