Sono un po' OT
ma volevo raccontare quella che è probabilmente la mia ultima giornata dell'anno sul Grappa.
L'idea è di fare il Grappa dagli Alpini e poi rifarla da Semonzo. Basteranno pochi km dopo Possagno per farmi capire di essere stato eccessivamente ottimista.
Arrivo ore 10 ad Ezzelino, seconda colazione con pasta con marmellata e
caffè, pausa bagno e mi dirigo verso Possagno. Sì ma dov'è Possagno? Do per scontato di trovarlo subito, "tanto sulla mappa è lì". Passo Semonzo ed arrivo ad un semaforo. Dritto c'è un mercato, salgo a sinistra, ma sento puzza di bruciato, non è la strada giusta. Fermo una signora che mi consiglia di tornare a valle e proseguire verso sinistra. Dopo qualche km mi fermo su un bar a destra. "Ecco, questa è sicuramente l'osteria da Ico", timbratore di Possagno, penso. Giusto? No, sbagliato, cominciamo bene. Dopo qualche minuto arriva una signora e mi faccio portare un caffè. Le chiedo dov'è questa salita degli Alpini che cercavo ormai da più di un'ora. Mi dice di tornare indietro di poche centinaia di metri e di svoltare a destra, ma al contempo aggiunge un'altra domanda: «Sei allenato?». A questa domanda non so rispondere con precisione, so che la salita è dura e non riesco a dire altro che «ho fatto Semonzo, al limite se non ce la faccio torno indietro». «Vedrai che ti toccherà tornare indietro». Grazie per l'augurio signora
Finalmente arrivo all'inizio della salita che parte tranquillamente, ma mi fermo subito perché a un bivio non so dove andare. Cerco sullo smartphone e riparto lentamente. Provo a risparmiare energie, ma arriva il tratto duro. Ed è davvero duro. Impossibile risparmiarsi. I tratti al 20% e oltre si sprecano, non avevo mai affrontato nulla di simile. Il 30x23 si rivela lungo e arranco anche col 30x25 che fa anche un po' di rumore. In alcuni tratti barcollo, arrivo a 35 pedalate al minuto, sembra di fare squat, il fondo non è affatto perfetto, non so più se rimanere seduto o in piedi. Non si rifiata praticamente mai, sono più volte sul punto di cedere, non riesco a bere né a mangiare, se mi fermo non riparto più. La strada è stretta, quando passano le rare auto devo fare un po' l'equilibrista. Ad un certo punto, un miraggio: davanti a me c'è un altro ciclista. Si fanno due chiacchiere quando la strada "spiana", poi proseguo per cercare di non tenere una cadenza troppo bassa. Ogni volta che la pendenza cala pensi che stia per finire ed invece ritorna prepotente. Dopo immani fatiche la strada scende, ma ciò non mi rende contento (esprimerò tra me e me questa idea con concetti tipicamente veneti), significa che dovrò salire ancora di più dopo, poi penso di essermi perso e rallento. Cerco qualcuno al quale chiedere indicazioni, vedo una signora con una lunga coda intrecciata di capelli biondi con le sacche sulla bici. Chissà perché penso che sia straniera e non perdo tempo a chiederle indicazioni perché intanto l'aria si è rinfrescata, nubi scure avanzano senza paura. In lontananza noto due Mtb e chiedo indicazioni al volo. Ok, confermato, sono sulla strada giusta. A sinistra vedo una capra a mò di gallo sul tetto e proseguo. Non ricordo se prima o dopo, incontro i muli dei quali scriveva Dragon. Mi fermo e gli faccio una foto, approfittando per accendere il fanale posteriore e innestare quello anteriore per oltrepassare alcune buie (e maleodoranti gallerie). D'un tratto una frana che occupa metà strada. Poco dopo (o era prima?
i ricordi si fanno confusi) noto una croce non molti metri sopra di me. "Sono arrivato!", penso, così faccio uno scatto dalla gioia. Quando mi avvicino, però, mi rendo conto che non è affatto l'Ossario e che mi sono illuso, c'è ancora salita da fare e comincia a fare fresco. Di lì in poi ricordo molto poco, la visibilità è via via peggiorata ed in cima si tramuta in nebbia fitta, però almeno fa caldo, o almeno ho questa impressione, suffragata per altro dal computerino che indica 16 gradi, mentre pochi metri più in giù ce n'erano 13.
Purtroppo anche stavolta non posso godermi alcuno dei magnifici panorami tanto decantati, non sono fortunato. Voglio premiarmi con un lauto pasto al Rifugio, ma è preso d'assalto da tanti sportivi e villeggianti. Entro comunque, ma la ressa mi dà presto noia e mi vesto per la discesa, dove soffrirò un po' di fresco, forse perché non ho più molte calorie da spendere.
Così si concludono (forse) le mie avventure montanare 2016
