Dopo un viaggio nel caldo e soleggiato cuore della pianura padana
di colpo mi ritrovo davanti la sede della Wilier baciata dal sole.
Wilier per me è un ricordo del passato. Fin da bambino una mia zia mi raccontava sempre della sua prima bici, una Wilier per l'appunto, dal colore ramato che lei lustrava sempre col sidol.
Per anni ho sempre cercato di immaginarmi come fosse questo fantastico colore ramato, finchè un giorno non lo vidi per la prima volta. Era la Wilier di un amico che correva per la squadra giovanile del paese a cui era stata regalata una bici dal magico colore.
A distanza di anni è con una certa emozione che mi ritrovo davanti la gigantografia della gazzetta che riporta le imprese di Magni, il leone delle Fiandre alfiere della Wilier, e di alcuni cimeli, per la verità dal ramato un po' sbiadito, ma carichi di fascino e storia.
Nel piccolo museo del marchio, nella sede di Rossano Veneto, si possono ammirare assieme a questo gioiello del passato, altri modelli che hanno fatto la storia non solo della Wilier, ma di tutto il ciclismo:
I gioielli ramati di 100 o 60 anni fa hanno lasciato ormai il posto ai moderni modelli in carbonio. Che va subito detto, non vengono prodotti qui, ma in quello che oggi si identifica come "Far East".
Il motivo di questa scelta, nelle parole del responsabile che mi fa da guida è semplice: "perchè hanno il know-how necessario per fare prodotti di qualità in una certa quantità".
La progettazione avviene in Italia, ma secondo un certo criterio:
-si identifica il tipo di prodotto che si vuole fare
-lo si concepisce secondo un "family feeling" aziendale di modo che abbia un'identità precisa e riconoscibile
-lo si cura per il tempo necessario apportando le modifiche ad un prototipo in plastica (nervature, rinforzi, passaggi cavi, etc.)
-si manda il progetto e le quote in oriente
-si attende l'arrivo dei prototipi da far testare ai professionisti
-si da l'ok per la produzione e l'omologazione
In effetti sono quindi gli ingegneri d'oriente che creano gli stampi e decretano la fattibilità del prodotto e propongono i tipi di materiale (tipo di carbonio), ma il "concepimento" avviene in Italia a suon di (costose) modifiche al prototipo.
A questo si aggiunge la creazione di particolari come la scatola movimento fresata dal pieno in Italia, secondo progetto Wilier, e poi spedita ed assemblata in Oriente all'interno dello stampo.
A scanso di equivoci dovrebbe essere chiaro che i telai Wilier non sono i famigerati "open-mould" comprati a catalogo da terzisti, ma progetti esclusivi.
I telai vengono poi mandati in Italia, verniciati da un terzista ed assemblati in loco.
Come potete vedere i locali sono molto grandi, moderni e ben organizzati, in modo che i singoli telai vengano montati in successione da meccanici specializzati in singoli compiti.
Il montaggio viene quindi curato al meglio e con perizia. Cercando di ottimizzarlo anche nei particolari, come il montare guaine Gore al posto delle originali Campagnolo sui gruppi 11v, afflitte dai noti problemi.
Allo stesso modo avviene il montaggio per le bici destinate alle squadre Pro
Una volta pronti, vengono imballati, pronti per essere spediti in Italia e nel mondo
Non mancano i test statici su macchina per verificare certi telai e casomai migliorarli. Soprattutto per usi specifici
La storia e la tradizione, lo stile ed il gusto italiano combinato con l'ormai imprescindibile professionalità orientale nell'utilizzo dei materiali compositi.
Il tutto nella "tipica" realtà aziendale del ricco nord-est italiano.
Un solo rammarico: la riedizione dei gioielli in acciaio ramato che sono il simbolo di Wilier nella memoria collettiva non ha avuto gran successo, come mi spiegano i responsabili Wilier: " solo qualche appassionato che vuole distinguersi, ma ormai il presente è tutto in carbonio...".
Non si sa mai che pero' mia zia....:-)
http://www.wilier.it/
http://www.facebook.com/pages/Wilier-Triestina/49841171709
Un ringraziamento a Gregory e Claudio.
di colpo mi ritrovo davanti la sede della Wilier baciata dal sole.
Wilier per me è un ricordo del passato. Fin da bambino una mia zia mi raccontava sempre della sua prima bici, una Wilier per l'appunto, dal colore ramato che lei lustrava sempre col sidol.
Per anni ho sempre cercato di immaginarmi come fosse questo fantastico colore ramato, finchè un giorno non lo vidi per la prima volta. Era la Wilier di un amico che correva per la squadra giovanile del paese a cui era stata regalata una bici dal magico colore.
A distanza di anni è con una certa emozione che mi ritrovo davanti la gigantografia della gazzetta che riporta le imprese di Magni, il leone delle Fiandre alfiere della Wilier, e di alcuni cimeli, per la verità dal ramato un po' sbiadito, ma carichi di fascino e storia.
Nel piccolo museo del marchio, nella sede di Rossano Veneto, si possono ammirare assieme a questo gioiello del passato, altri modelli che hanno fatto la storia non solo della Wilier, ma di tutto il ciclismo:
I gioielli ramati di 100 o 60 anni fa hanno lasciato ormai il posto ai moderni modelli in carbonio. Che va subito detto, non vengono prodotti qui, ma in quello che oggi si identifica come "Far East".
Il motivo di questa scelta, nelle parole del responsabile che mi fa da guida è semplice: "perchè hanno il know-how necessario per fare prodotti di qualità in una certa quantità".
La progettazione avviene in Italia, ma secondo un certo criterio:
-si identifica il tipo di prodotto che si vuole fare
-lo si concepisce secondo un "family feeling" aziendale di modo che abbia un'identità precisa e riconoscibile
-lo si cura per il tempo necessario apportando le modifiche ad un prototipo in plastica (nervature, rinforzi, passaggi cavi, etc.)
-si manda il progetto e le quote in oriente
-si attende l'arrivo dei prototipi da far testare ai professionisti
-si da l'ok per la produzione e l'omologazione
In effetti sono quindi gli ingegneri d'oriente che creano gli stampi e decretano la fattibilità del prodotto e propongono i tipi di materiale (tipo di carbonio), ma il "concepimento" avviene in Italia a suon di (costose) modifiche al prototipo.
A questo si aggiunge la creazione di particolari come la scatola movimento fresata dal pieno in Italia, secondo progetto Wilier, e poi spedita ed assemblata in Oriente all'interno dello stampo.
A scanso di equivoci dovrebbe essere chiaro che i telai Wilier non sono i famigerati "open-mould" comprati a catalogo da terzisti, ma progetti esclusivi.
I telai vengono poi mandati in Italia, verniciati da un terzista ed assemblati in loco.
Come potete vedere i locali sono molto grandi, moderni e ben organizzati, in modo che i singoli telai vengano montati in successione da meccanici specializzati in singoli compiti.
Il montaggio viene quindi curato al meglio e con perizia. Cercando di ottimizzarlo anche nei particolari, come il montare guaine Gore al posto delle originali Campagnolo sui gruppi 11v, afflitte dai noti problemi.
Allo stesso modo avviene il montaggio per le bici destinate alle squadre Pro
Una volta pronti, vengono imballati, pronti per essere spediti in Italia e nel mondo
Non mancano i test statici su macchina per verificare certi telai e casomai migliorarli. Soprattutto per usi specifici
La storia e la tradizione, lo stile ed il gusto italiano combinato con l'ormai imprescindibile professionalità orientale nell'utilizzo dei materiali compositi.
Il tutto nella "tipica" realtà aziendale del ricco nord-est italiano.
Un solo rammarico: la riedizione dei gioielli in acciaio ramato che sono il simbolo di Wilier nella memoria collettiva non ha avuto gran successo, come mi spiegano i responsabili Wilier: " solo qualche appassionato che vuole distinguersi, ma ormai il presente è tutto in carbonio...".
Non si sa mai che pero' mia zia....:-)
http://www.wilier.it/
http://www.facebook.com/pages/Wilier-Triestina/49841171709
Un ringraziamento a Gregory e Claudio.