il “velocista”, è un atleta in grado di battere, sulla linea del traguardo, il lotto intero dei partecipanti a una grande corsa ciclistica. E la vittoria in volata, solo all’attenzione di uno spettatore superficiale può apparire riduttiva.
È infatti molto raro che una competizione si svolga a ranghi compatti, e ad andatura molto blanda, per accendersi, poi, ad alcune decine di metri dal traguardo e decretare l’alloro a chi è risultato il più veloce. Al contrario, la corse registra una serie infinita di scatti e attacchi in cui il velocista deve difendersi sul terreno a lui meno congeniale, ad esempio la salita, per non perdere quella freschezza fondamentale al traguardo, quando non addirittura le
ruote, e potersi in questo modo giocare la volata.
In altre parole, se è vero che il velocista “puro” può risolvere a proprio vantaggio la corsa unicamente sul rettilineo di arrivo, questo non dimostra che non l’abbia sofferto le pene dell’ inferno e del purgatorio messe assieme durante la gara.
Un ottimo velocista analizzerà sempre il percorso di gara nei minimi particolari, dopo di che deciderà come comportarsi.
Vadabrut in un altro post diceva che eviterà le gare vallonate con salite a mio modo di vedere sbaglia, tatticamente potrebbe limitare i danni che la salita crea a lui come a tutti quelli veloci.
Ricordo che in squadra ho avuto il velocista più forte del periodo, era campione del mondo udace, un signore persona troppo per bene, la nostra squadra aveva come priorità il calendario del comitato di Como, dove i percorsi sono molto duri e selettivi e vi assicuro che i velocisti soffrono come ho detto sopra.
Se una squadra come quella aveva il velocista più forte immaginate gli altri corridori come erano uno più forte dell' altro, tanto vero che le gare non arrivavano più a concludersi con la volata ma finivano prima magari dopo due km di corsa perchè magari avevamo 2-3 corridori nella fuga.
Il velocista quando non vince da un po, è come il centravanti che non segna va in crisi totale.
Nel giorno della gara organizzata dalla nostra società ho iniziato a lavorarlo psicologicamente, se non vinci in volata allora partiamo con un pronti via e anticipiamo tutti, il problema era il circuito molto duro tanta salita e poca pianura.
La tattica; io raggiungo degli accordi con altri corridori dalle nostre stesse caratteristiche passistoni che in pianura menano e in salita salgono regolari, parlo con quello di quella squadra, quello di quell' altra e i giochi sono fatti, pronti via e siamo in fuga, dietro il gruppo non può fare altro che lasciarci fare, i nostri compagni addormentano la corsa e non via regolari a tutta in pianura e in discesa mentre in salita si sale regolari. all' ultimo km mi tocca la faticata più importante lui a ruota che mi detta l' andatura nessuno scatta e ai 300 mt parte una volata imperiosa come lui sapeva fare, ritorna alla vittoria e capisce di essere ancora il più forte.