La vita, a volte, ti riserva sorprese inaspettate e la voglia di confrontarmi con un' impresa come la pbp è una di queste, era impensabile che dalle prime pedalate in una gran fondo sarei potuto arrivare a tanto.
Passa a prendermi Tex a Chamonix dove saluto le mie bimbe e iniziamo il viaggio verso l' avventura.
Arriviamo in albergo, è uno di quelli economici ed è pieno zeppo di ciclisti americani, svedesi... siamo al piano terra e possiamo gestire con la massima comodità le bici, i bagagli ed il parcheggio auto, è un buon inizio. Cena luculliana al Buffalo Grill, non ci slamo fatti mancare niente e via a dormire.
Alla mattina colazione e anticipando il nostro orario ci avviciniamo alla zona della consegna pacchi gara.
Arriviamo alla zona partenza e comprendo che le sensazioni di vuoto che mi hanno accompagnato fino qui da una settimana a questa parte, sono dovute ad una sorta di panico, di fortissima emozione che mi pervade. Decido che non vale la pena controllarmi e lascio che tutto mi colpisca, alla consegna della carte de route, in mezzo a migliaia di persone di 50 nazioni diverse inizio a percepire la forza che un evento del genere esercita su di me, ed è incredibile.
Ritornati in albergo terminiamo i controlli alla bici, so che è tutto a posto ma voglio analizzare tutti i dettagli, fissare i numeri, ricontrollare la posizione delle luci, fare in modo che durante i 1200 km nulla possa distrarmi dalla pedalata.
Dopo pranzo un piccolo riposo e tornando nella zona arrivo ci troviamo con Fermo Rigamonti e tutta la nazionale italiana per le foto di rito, siamo veramente tanti ed è bellissimo vedere che anche le altre nazionali sono ben organizzate con tanto di divisa ufficiale, una meravigliosa invasione mondiale di ciclisti. Durante le foto ritroviamo Fabrizio, già compagno di viaggio alla 300 e alla 600 e decidiamo che faremo un terzetto visto che siamo ben affiatati.
Il meteo sembra ostacolarci, continui scrosci a sorpresa ci fanno pensare ad una pbp molto dura e fredda, si parla di temperature sotto i 10 gradi sulle asperità durante la notte e di continui scrosci sparsi anche di forte intensità ma siamo carichi e rimaniamo fiduciosi.
Ed è arrivata la sera, eccoci alla partenza, i randonneurs sono già tantissimi anche 2 ore prima del via e infatti riusciamo ad essere inseriti solo nel terzo gruppo, partiremo alle 22.10.
Una cannonata avvlsa della partenza e si parte, il gruppo si sgrana, vedo ciclisti con i mezzi più strani, anche una ciclista che fa molta tenerezza, come bagaglio aveva i suoi peluches.
Si capisce subito che il percorso sarà duro, un continuo saliscendi e con la bici da oltre 20 kg con i cambi abbigliamento e tutte le attrezzature per portarla al termine in autonomia, il tutto risulterà ancora più impegnativo.
Primo controllo, 220 km di pioggia, vento, freddo, se il buongiorno si vede dal mattino sarà durissima, i copriscarpe non sono stagni ed i piedi si bagnano subito.
Si prosegue tra mille salite e mille discese dove la salita fa sempre male e la discesa è sempre da pedalare o non scorrevole, la notte e la pioggia fanno il resto, che paura quando ti ritrovi completamente solo.
Inizia la prima alba e le immense distanze ancora da percorrere intimoriscono, fanno pensare subito all impossibile ma si va avanti e si inizia a parlare con i compagni di viaggio, si inizia a guardarsi attorno nei momenti in cui l acqua da una tregua e la costante rimane la pedalata, la cadenza, il ritmo incessante, una sorta di musica del tuo corpo che si proietta verso l avanzare del tempo.
Arriviamo a Loudeac, e ci ritroviamo io, Tex e Fabbry, mangiamo come si deve al self service e mentre io e Fabbry decidiamo di andare nelle brande nella palestra, Tex decide di proseguire. Dopo il sonno Fabbry è decisamente infreddolito e il suo abbigliamento è rimasto drammaticamente bagnato, impossibile ripartire così sotto l acqua, così lo accompagno alla bancarella dell abbigliamento e troviamo una giacca in gore-tex simile alla mia, si cambia e cambia aspetto, la giacca più calda e realmente anti acqua lo rincuora e partiamo alla volta di Brest, passiamo Carhaix e ci ricongiungiamo con Tex, planiamo su Brest senza intoppi e finalmente senza pioggia.
Che meraviglia scorgere l oceano atlantico, il ponte di Brest, entare in città e arrivare al controllo, è il giro di boa, mancano 620 km! Ci si riposa, mi faccio fare una frizione al ginocchio sn, a tratti mi impedisce di pedalare ma il massaggio è risolutivo, il dolore cala e la fiducia riprende. Partiamo... no, non io, ho la ruota sgonfia, qualcosa non va, voi andate avanti, vi raggiungerò. Vado dall assistenza ma con pochissima professionalità tentano ri gonfiare con con compressore scarico e decido allora gonfiarmela per i fatti miei con una bomboletta. Faccio la salita che porta al passo, c.a. 650 mt di dsl e la ruota è nuovamente a terra, decido di sostituire la camera, era una pizzicatura che ho preso in una buca entrando a Brest, cose che capitano, si riparte.
Ricominciano i controlli e arriva la notte, siamo di nuovo insieme ma l ora è tarda e il sonno si fa avanti, si avanza a oltranza sino all impossibile e strane sensazioni si affacciano come in un sogno ad occhi aperti, mai provata un esperienza del genere, sbando e capisco che è ora di fermarsi subito, ovunque fossi. Fortunatamente una famiglia tiene aperto un garage con alcune seggiole e un tavolo con torta e
caffè caldo, finalmente una pausa e finalmente un tetto a ripararci dall acqua. Ci fermiamo solo io, Fabbry e un Canadese con già 3 pbp alle spalle, la famiglia è speciale e ci coccola come se fossimo di casa, ci lascia l indirizzo con la preghiera di tornare anche prima della prossima pbp, spero di riuscirci davvero. Il nuovo terzetto riparte e si arriva a Titeniac e ritroviamo Tex già pronto a partire, Fabbri si aggrega invece io gli comunico che farò una doccia e rimarrò a dormire, voglio asciugare i piedi e per farlo devo stendermi in un luogo asciutto, mi danno un letto, mi sveglieranno tra un ora e mezza.
Puntualissimi mi scrollano appena e cè una telecamera che mi riprende nel momento critico della sveglia, mi rimetto le scapre bagnate e riparto di buona lena, sono le 9.30, non sento la catena, recuprero gruppi su gruppi sino a ritrovare il canadese incontrato la sera prima, faremo insieme il tratto fino a Villaines dove lui si fa controllare la gola irritata e io vado ad abbuffarmi al self service dove chiamo Al a casa per comunicare che il mio ritardo è normale visto che io ho fatto una pausa in più. Approfitto anche per leggere e rileggere i tanti sms ricevuti, ho compreso che in quei momenti sul forum cera grande fermento e la cosa mi ha dato una carica dirompente.
Riparto e a Mortagne recupero Fabbry e a Dreux anche Tex, ultima tappa, partiamo subito o dormiamo? Meno di 80 ore o chissenefrega? Ok, dormiamo !!!! Ormai la tensione cala, siamo a 70 km dall arrivo e anche se sappiamo saranno lunghissimi li affrontiamo con calma, con la calma che la stanchezza suggerisce, siamo insieme ad altri straordinari randonneurs di altre nazioni, stiamo per arrivare, passiamo i luoghi che abbiamo percorso all inizio dell avventura, entriamo in città, passiamo lo striscione e andiamo a consegnare la carta di viaggio e a segnare il tempo per l ultima volta, la mente ripercorre velocemente le emozioni forti del viaggio, il freddo, l acqua, il vento, i campi sterminati, i rando francesi, inglesi, americani, canadesi, spagnoli, i miei compagni, gli sms, la telefonata di Marco, di Andrea, di Vittorio e le famiglie che non si sono mai risparmiate in calore e gentilezza quando mi sono fermato. E finita, recupero la bicicletta, e torno in albergo insieme a Tex per riporre le bici ormai inguardabili ma perfettamente efficenti nella vettura e fare un sonno prima del ritorno.
Sono ormai a casa, quei kilometri sembrano ormai lontani e quel vuoto che sentivo prima della partenza non cè più, si è riempito strada facendo di emozioni uniche, di amicizia, di panorami, di fatica, di colori che difficilmente si cancelleranno dalla mia memoria, dalla mia pelle.