Oggi Inizia L'avventura - PBP 2007

viaggiatore

Pedivella
8 Giugno 2005
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Brescia
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Ai ristori, self serice della pbp c'era di tutto tranne le classiche "porcherie" da ciclisti per le quali dovevi andare dalle bancarelle che vendevano pezzi per la bici e abbigliamento. Ho quindi mangiato: spaghetti al ragù, pollo con riso, panini con cotto e formaggio, yogurt, frutta e bevuto acqua e birra. I caffè erano disponibili dalle famiglie che gentilmente improvvisavano spontaneamente dei miniristori, mi fermavo non solo per tirare un respiro ma anche per la gioia dei bimbi che erano felici di poterti offrire un cioccolatino, una fetta di torta con il caffè... troppo teneri, molti addirittura emozionati.
Il mio fisico in queste condizioni mi ha chiesto cibi tradizionali, bevande zuccherate o barrette mi avrebbero reso la pbp impossibile. Ho anche evitato i sali, sono così arrivato a Parigi senza alcun problema di acidità o malessere e l' energia non è mai mancata..
 

viaggiatore

Pedivella
8 Giugno 2005
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Brescia
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La vita, a volte, ti riserva sorprese inaspettate e la voglia di confrontarmi con un' impresa come la pbp è una di queste, era impensabile che dalle prime pedalate in una gran fondo sarei potuto arrivare a tanto.
Passa a prendermi Tex a Chamonix dove saluto le mie bimbe e iniziamo il viaggio verso l' avventura.
Arriviamo in albergo, è uno di quelli economici ed è pieno zeppo di ciclisti americani, svedesi... siamo al piano terra e possiamo gestire con la massima comodità le bici, i bagagli ed il parcheggio auto, è un buon inizio. Cena luculliana al Buffalo Grill, non ci slamo fatti mancare niente e via a dormire.
Alla mattina colazione e anticipando il nostro orario ci avviciniamo alla zona della consegna pacchi gara.
Arriviamo alla zona partenza e comprendo che le sensazioni di “vuoto” che mi hanno accompagnato fino qui da una settimana a questa parte, sono dovute ad una sorta di panico, di fortissima emozione che mi pervade. Decido che non vale la pena controllarmi e lascio che tutto mi colpisca, alla consegna della carte de route, in mezzo a migliaia di persone di 50 nazioni diverse inizio a percepire la forza che un evento del genere esercita su di me, ed è incredibile.
Ritornati in albergo terminiamo i controlli alla bici, so che è tutto a posto ma voglio analizzare tutti i dettagli, fissare i numeri, ricontrollare la posizione delle luci, fare in modo che durante i 1200 km nulla possa distrarmi dalla pedalata.
Dopo pranzo un piccolo riposo e tornando nella zona arrivo ci troviamo con Fermo Rigamonti e tutta la nazionale italiana per le foto di rito, siamo veramente tanti ed è bellissimo vedere che anche le altre nazionali sono ben organizzate con tanto di divisa ufficiale, una meravigliosa invasione mondiale di ciclisti. Durante le foto ritroviamo Fabrizio, già compagno di viaggio alla 300 e alla 600 e decidiamo che faremo un terzetto visto che siamo ben affiatati.
Il meteo sembra ostacolarci, continui scrosci a sorpresa ci fanno pensare ad una pbp molto dura e fredda, si parla di temperature sotto i 10 gradi sulle asperità durante la notte e di continui scrosci sparsi anche di forte intensità ma siamo carichi e rimaniamo fiduciosi.
Ed è arrivata la sera, eccoci alla partenza, i randonneurs sono già tantissimi anche 2 ore prima del via e infatti riusciamo ad essere inseriti solo nel terzo gruppo, partiremo alle 22.10.
Una cannonata avvlsa della partenza e si parte, il gruppo si sgrana, vedo ciclisti con i mezzi più strani, anche una ciclista che fa molta tenerezza, come bagaglio aveva i suoi peluches.
Si capisce subito che il percorso sarà duro, un continuo saliscendi e con la bici da oltre 20 kg con i cambi abbigliamento e tutte le attrezzature per portarla al termine in autonomia, il tutto risulterà ancora più impegnativo.
Primo controllo, 220 km di pioggia, vento, freddo, se il buongiorno si vede dal mattino sarà durissima, i copriscarpe non sono stagni ed i piedi si bagnano subito.
Si prosegue tra mille salite e mille discese dove la salita fa sempre male e la discesa è sempre da pedalare o non scorrevole, la notte e la pioggia fanno il resto, che paura quando ti ritrovi completamente solo.
Inizia la prima alba e le immense distanze ancora da percorrere intimoriscono, fanno pensare subito all’ impossibile ma si va avanti e si inizia a parlare con i compagni di viaggio, si inizia a guardarsi attorno nei momenti in cui l’ acqua da una tregua e la costante rimane la pedalata, la cadenza, il ritmo incessante, una sorta di musica del tuo corpo che si proietta verso l’ avanzare del tempo.
Arriviamo a Loudeac, e ci ritroviamo io, Tex e Fabbry, mangiamo come si deve al self service e mentre io e Fabbry decidiamo di andare nelle brande nella palestra, Tex decide di proseguire. Dopo il sonno Fabbry è decisamente infreddolito e il suo abbigliamento è rimasto drammaticamente bagnato, impossibile ripartire così sotto l’ acqua, così lo accompagno alla bancarella dell’ abbigliamento e troviamo una giacca in gore-tex simile alla mia, si cambia e cambia aspetto, la giacca più calda e realmente anti acqua lo rincuora e partiamo alla volta di Brest, passiamo Carhaix e ci ricongiungiamo con Tex, planiamo su Brest senza intoppi e finalmente senza pioggia.
Che meraviglia scorgere l’ oceano atlantico, il ponte di Brest, entare in città e arrivare al controllo, è il giro di boa, mancano 620 km! Ci si riposa, mi faccio fare una frizione al ginocchio sn, a tratti mi impedisce di pedalare ma il massaggio è risolutivo, il dolore cala e la fiducia riprende. Partiamo... no, non io, ho la ruota sgonfia, qualcosa non va, voi andate avanti, vi raggiungerò. Vado dall’ assistenza ma con pochissima professionalità tentano ri gonfiare con con compressore scarico e decido allora gonfiarmela per i fatti miei con una bomboletta. Faccio la salita che porta al passo, c.a. 650 mt di dsl e la ruota è nuovamente a terra, decido di sostituire la camera, era una pizzicatura che ho preso in una buca entrando a Brest, cose che capitano, si riparte.
Ricominciano i controlli e arriva la notte, siamo di nuovo insieme ma l’ ora è tarda e il sonno si fa avanti, si avanza a oltranza sino all’ impossibile e strane sensazioni si affacciano come in un sogno ad occhi aperti, mai provata un’ esperienza del genere, sbando e capisco che è ora di fermarsi subito, ovunque fossi. Fortunatamente una famiglia tiene aperto un garage con alcune seggiole e un tavolo con torta e caffè caldo, finalmente una pausa e finalmente un tetto a ripararci dall’ acqua. Ci fermiamo solo io, Fabbry e un Canadese con già 3 pbp alle spalle, la famiglia è speciale e ci coccola come se fossimo di casa, ci lascia l’ indirizzo con la preghiera di tornare anche prima della prossima pbp, spero di riuscirci davvero. Il nuovo terzetto riparte e si arriva a Titeniac e ritroviamo Tex già pronto a partire, Fabbri si aggrega invece io gli comunico che farò una doccia e rimarrò a dormire, voglio asciugare i piedi e per farlo devo stendermi in un luogo asciutto, mi danno un letto, mi sveglieranno tra un’ ora e mezza.
Puntualissimi mi scrollano appena e c’è una telecamera che mi riprende nel momento critico della sveglia, mi rimetto le scapre bagnate e riparto di buona lena, sono le 9.30, non sento la catena, recuprero gruppi su gruppi sino a ritrovare il canadese incontrato la sera prima, faremo insieme il tratto fino a Villaines dove lui si fa controllare la gola irritata e io vado ad abbuffarmi al self service dove chiamo Al a casa per comunicare che il mio ritardo è normale visto che io ho fatto una pausa in più. Approfitto anche per leggere e rileggere i tanti sms ricevuti, ho compreso che in quei momenti sul forum c’era grande fermento e la cosa mi ha dato una carica dirompente.
Riparto e a Mortagne recupero Fabbry e a Dreux anche Tex, ultima tappa, partiamo subito o dormiamo? Meno di 80 ore o chissenefrega? Ok, dormiamo !!!! Ormai la tensione cala, siamo a 70 km dall’ arrivo e anche se sappiamo saranno lunghissimi li affrontiamo con calma, con la calma che la stanchezza suggerisce, siamo insieme ad altri straordinari randonneurs di altre nazioni, stiamo per arrivare, passiamo i luoghi che abbiamo percorso all’ inizio dell’ avventura, entriamo in città, passiamo lo striscione e andiamo a consegnare la carta di viaggio e a segnare il tempo per l’ ultima volta, la mente ripercorre velocemente le emozioni forti del viaggio, il freddo, l’ acqua, il vento, i campi sterminati, i rando francesi, inglesi, americani, canadesi, spagnoli, i miei compagni, gli sms, la telefonata di Marco, di Andrea, di Vittorio e le famiglie che non si sono mai risparmiate in calore e gentilezza quando mi sono fermato. E’ finita, recupero la bicicletta, e torno in albergo insieme a Tex per riporre le bici ormai inguardabili ma perfettamente efficenti nella vettura e fare un sonno prima del ritorno.
Sono ormai a casa, quei kilometri sembrano ormai lontani e quel vuoto che sentivo prima della partenza non c’è più, si è riempito strada facendo di emozioni uniche, di amicizia, di panorami, di fatica, di colori che difficilmente si cancelleranno dalla mia memoria, dalla mia pelle.
 

albatros

Apprendista Scalatore
13 Marzo 2006
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Per viaggiatore...
GRANDE
che avventura fantastica,
a leggerti mi sono a volte commosso.
GRANDI TUTTI VOI randonneeaux

Ps. Sono "uno di quelli" che Vi ha seguito assiduamente in rete...avrei voluto esserci anch'io...ma per una banalità non avrei potuto avere ferie in quel periodo. Come puoi vedere sotto dalla mia firma...con i brevetti "ero partito bene"
 

viaggiatore

Pedivella
8 Giugno 2005
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Per viaggiatore...
GRANDE
che avventura fantastica,
a leggerti mi sono a volte commosso.
GRANDI TUTTI VOI randonneeaux

Ps. Sono "uno di quelli" che Vi ha seguito assiduamente in rete...avrei voluto esserci anch'io...ma per una banalità non avrei potuto avere ferie in quel periodo. Come puoi vedere sotto dalla mia firma...con i brevetti "ero partito bene"

E si, eri in rotta per Brest anche tu ma non è mai troppo tardi per provarci !!!
GRAZIE ALBATROS !!!! o-o
 

cipitoz

Gregario
3 Dicembre 2004
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Trovo ora il tempo per scrivere della mia avventura francese, o meglio nostra avventura, in quanto ha coinvolto l’intera famiglia.
Partiamo per il Monginevro sabato 11 agosto la mattina presto con il camper, arriviamo in loco a mezzogiorno, giusto il tempo per una pastasciutta che io e mio papà, visto il bel tempo, decidiamo di prendere la bici per una sgambatina. Avendo fatto un po’ tutti i passi in zona decidiamo di andare a vedere com’è il Col du Granon (http://www.salite.ch/granon2.asp?ma...m9t0o&dx=485&dy=330&empriseW=970&empriseH=661) che tutto sommato è una gran bella salita, tutto al sole, esposto e con poco traffico.
Il giorno dopo ci spostiamo a Bedoin, sotto il Mont Ventoux. Troviamo un campeggio, prepariamo il tandem e ci rilassiamo. Il giorno 14 ci attende la prima sfida. Tenteremo di brevettarci Galerien du Ventoux, e cioè fare nell’arco delle 24 ore le 4 salite al colle. Che sarebbero 190 km per oltre 6000 metri di dislivello. Neanche tanti, ma fatti in tandem e con un versante che prevede almeno 10 km di strada bianca sono durissimi. Almeno così credevamo. Partiamo alle 3.00. A Bedoin troviamo un panettiere per il primo timbro. Sa già tutto, forse è abituato, prontamente ci timbra sul posto giusto il foglio di viaggio e ci augura bon courage. In piazza del paese c’è della gente che dalla sera prima sta ancora giocando a petanque. Tra matti ci salutiamo. Inizia la prima salita, la conosco benissimo, solo che è buio pesto, il superled illumina benissimo la strada, solo che è inesorabilmente in pendenza. Ma dopo un po’ prendiamo il ritmo, parliamo, ci facciamo coraggio, alterniamo 100 metri seduti con 100 metri sui pedali. Non c’è anima viva, il bosco, forse causa la forte siccità non sembra avere animali, siamo soli ma dolcemente viaggiamo. Viaggiamo con calma ma inesorabili. Senza crederci arriviamo al rifugio Reynard, dove inizia il bianco ghiaione, beviamo dal thermos caldo un buon caffè, mangiamo un dolcetto e ripartiamo. Col ghiaione appare l’alba. Le pietre sembrano emettere anche loro un po’ di luce. Stiamo bene e arriviamo in vetta. Altro caffè e dolcetto e ripartiamo per Malaucene. La discesa col tandem è stratosferica, per fortuna abbiamo i freni a disco con le pastiglie nuove appena montate. Toccheremo anche i 100 all’ora. Verso il termine della discesa troviamo i primi ciclisti che stanno risalendo da quel versante. Tra matti ci salutiamo. A Malaucene timbriamo il foglio di viaggio e alla prima boulangerie ci facciamo 2 cornetti, buonissimi. Ripartiamo. Verso mezzogiorno completeremo anche il versante più facile, quello di Sault. Dopo di che riscendiamo a Bedoin, rientriamo in campeggio, ci facciamo una doppia pastasciutta e ripartiamo per l’ultima fatica, la forestale di Bedoin. Che è terribile. Sarebbe da fare in mountainbike. Con un tandem stradale è follia. Comunque i copertoncini tengono. Pian piano saliamo. Per 200 metri anche a piedi. Verso la fine rientriamo nella via normale di Malaucene. Mancano solo 5 chilometri. I primi tre li divoriamo. Poi ci rilassiamo, o meglio, siamo soddisfatti, stiamo bene, siamo contenti che lasciamo le cose venire, con calma incontro. Tutto è compiuto. Nel cuore, nell’anima, ci sentiamo leggeri. Il vento sembra soffiarci a favore. La temperatura non è mai stata cosi gradevole. Non sentiamo la catena. Credo che queste sensazioni saranno la mia “ancora” per i momenti brutti e difficili da qui ai prossimi cento anni. Scendiamo, anche se a malincuore, la sera facciamo festa, L’indomani partiremo per Parigi. A Parigi le storie sono diverse, qui piove sempre e fa pure freddo. Parcheggiamo il camper a Versailles. I giorni che precederanno la PBP li passiamo alternando uscite in bici a visite a Parigi. Che nel suo piccolo è una cittadina graziosa. Noi veniamo dalle terre della Repubblica della Serenissima e in ogni confronto con il mondo giochiamo in vantaggio. Noi partiremo per Brest martedì mattina alle 04.45. Ci classificano che veicoli speciali, ma speciali lo sono anche i conducenti. Partiamo di mattina perché non ce la sentiamo di correre di notte. Abbiamo tentato molte volte di correre durante la notte ma è più forte di noi. Noi ci siamo formati nell’era del Carosello. Siamo (io e mio papà) bambinoni, mai riusciti a vedere un film o un programma in prima serata, perché di solito in faccende lenzuola affaccendati. La nostra “tattica” quindi prevede di dormire tutte le notti, partire presto la mattina, correre il più veloce possibile, fermarci a tutti i ristori per recuperare. Non siamo veri randonneur, riusciamo a rimanere in sella per massimo 2 ore consecutive, poi ci dobbiamo fermare per mangiare, per prendere fiato, per ripartire più forte di prima. Tattica folle. E’ che anni e anni di agonismo ci hanno condizionato. O forse siamo noi che non vogliamo cambiare la nostra natura. Ci piace il nostro modo di intendere in ciclismo, cercheremo di portare, nel nostro piccolo, l’indole agonistica alla PBP. E in effetti alla PBP c’è posto per tutti. Partiamo. Dopo solo 20 km, percorsi a ritmo di gara, foriamo. Sembrerebbe iella, non abbiamo mai forato nel bestiale sterrato del Ventoux, invece si rivela un colpo di fortuna. Perché ci permette di assistere al più bello spettacolo del mondo. Siamo soli, al buio, in mezzo alla campagna francese, il gruppo dei veicoli speciali ci ha abbandonato. Poi ad un tratto, lontano, vediamo una lucetta azzurra, poi due, poi dieci, poi cento, poi mille. Sono i concorrenti della partenza successiva. Silenziosi, veloci, dolcemente a migliaio ci sfilano, e le lucette che prima erano azzurre diventano a migliaia rosse e, d’incanto come sono apparse ci lasciano. Rimaniamo con i brividi e la ruota da riparare. Ma in breve ripartiamo. Forse siamo ultimi. Ma io con mio papà alle spalle non ho paura di niente. Recuperiamo posizioni, prima decine, poi centinaia. Nei tratti vallonati, col tandem, siamo avvantaggiati, in discesa voliamo e d’inerzia arriviamo fino quasi allo scollinamento successivo. Arriviamo al primo ristoro, pasta, patate, pane e dolce, mangiamo avidamente, ripartiamo, ma con il turbo. La nostra PBP sarà da questo momento in poi una corsa a tappe. Tante tappe. Tappe per i ristori, tappe per il gelato, tappe per il caffe e il dolce, tappe per il croissant e tappe per i bisogni fisiologici. Praticamente, dalla partenza di ogni controllo, superiamo centinaia di persone che sistematicamente ad ogni nostra fermata a loro volta ci sorpasseranno. Ma a noi va bene così. La sera ai controlli facciamo la doccia, mangiamo, e dormiamo. Sette ore la prima notte, 5 la seconda e cinque la terza. Il fatto di fermarci così tante volte per riposare e mangiare rende la nostra PBP molto sopportabile. I nostri traguardi volanti, sono obiettivi a brevissimo termine, che ci distolgono l’attenzione dalla lunghezza enorme, nel suo complesso, della prova. Non abbiamo bisogno di integratori, in due mangeremo solamente una barretta in tutta la PBP e non toccheremo quasi mai l’acqua delle nostre borracce, vista quella ricevuta dal cielo ma soprattutto visto che ci fermeremo a mangiare e bere in tutti i ristori. Poi arriva giovedì pomeriggio. Siamo contenti, ci mancano solamente 200 km. Stiamo bene e contiamo di arrivare entro la notte. Sta piovendo, la strada è umida. E’ discesa, scendiamo veloci. C’è una curva che sta arrivando. Inizio a frenare, forse sbaglio, forse la stanchezza. La ruota anteriore, finchè l’asfalto è rugoso, tiene, poi improvvisamente scivola, noi col tandem, scivoliamo di lato. Dovrebbe essere un disastro, andavamo forte, strusciamo sull’asfalto umido per almeno 50 metri finchè ci fermiamo. Cerco di alzarmi, subito guardo mio papà, ha perso i sensi. Dio mio cos’ho fatto, cerco di animarlo, una signora del posto intanto chiama l’ambulanza. Mio papà sembra riprendersi, dice che sta bene, ma ha una botta al casco che si è rotto, così come si sono rotti i suoi occhiali, perde sangue dal sopraciglio sinistro. Arrivano i soccorsi, lo sistemano sul lettino per sistemarmelo, vorrebbero portarlo all’ospedale ma fermamente, mio papà si ribella. Abbiamo cose più importanti da portare a termine, anche i soccorritori ci capiscono, e dopo aver firmato alcune carte, ci lasciano proseguire. Sanguinanti, mestamente, sotto la pioggia ripartiamo. Le prime pedalate sono dure, non riesco a parlare, inizia a far buio. Ci sembra essere soli, perduti, ultimi. Invece qualche altro concorrente lo superiamo. Prima uno, poi due, poi un intero gruppo. E’ che noi siamo fatti così. Ci basta poco ad animarci, un minimo di competizione che il male passa in secondo piano. La sera comunque ci fermeremo per farci la doccia e dormire. Oggi ci è andata anche bene e siamo soddisfatti. Domani c’è tutto il tempo per arrivare. E così arriviamo. O meglio. Anche l’arrivo a Parigi è solo un traguardo volante, uno dei tanti, non l’ultimo.
 

albatros

Apprendista Scalatore
13 Marzo 2006
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Che bella, che bellissima storia cipitoz.
Congratulazioni per l'immensa impresa...ma "quello che mi frulla di più per la testa" è:
"siete due Persone fortunate...Tu ad avere un papà così...ma ancora di più Lui, ad avere Te"...
 

viaggiatore

Pedivella
8 Giugno 2005
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Sul forum dell' audax ho aperto un topic sui postumi da pbp, io ho del formicolio alle mani.. Slacker invece pare abbia postumi più "gravi"......


slacker ha scritto:
slacker



Registrato: 04/09/07 17:13
Messaggi: 5
Residenza: Barletta (Bari)
Inviato: Ven Set 07, 2007 9:40 am Oggetto:
Ciao.

Io fortunatamente godo di ottima salute.Qualche piccolo "formicolio" ce l'ho anch'io naturalmente.
Ad esempio non sono ancora riuscito a cambiare le mie abitudini alimentari.La sera e a pranzo faccio ancora il carico di carboidrati con un BEL PIATTO DI PASTA o con il poisson e riso, a tavola addiziono il vino con il polasesport, esco per strada con in tasca 1 baguette burro e jambon (scomoda nei jeans, però se posizionata strategicamente ho notato che le donne mi trovano più interessante), e 3 barrette.
Sempre per strada, bevo da borracce che,quando vuote, scaglio con nonchalance al ciglio della strada perchè fa tanto professionista.
La pipì, quella solo en plain air.
Continuo poi ad applicare la FISSAN 5 volte al giorno e mi sento un pò intossicato dall'ossido di zinco.
Soffro inoltre enormemente la mancanza di tutti quei "bravò" "bon courage" "bon route".
Qui al mio paese sono molto più prosaici e mi gridano simpaticamente
"v' fateich" (vai a lavorare), che è un augurio data la disoccupazione o il lavoro nero e/o sottopagato dilaganti.Al che io sempre simpaticamente rispondo "v'fangheul" (vaff...) che è pur sempre un augurio.
Segue simpatica rissa.
La notte sono ancora disciplinato e mi esercito ai microsonni (grazie Fermo...).Sempre di notte mi viene a trovare un simpatico folletto che puntandomi una torcia in volto e sussurandomi "Mousier tres dèsolèe", mi invita fermamente a lasciare libera la branda (ricordi Orsomars?).
Mi toccherà farmi vedere dal mio nuovo medico.E' un intimo amico ma ha un cognome che non mi ispira.Si chiama Stefano Balzano.

Ciao.Beppe.

P.S. Se pensate che questi sintomi siano sufficienti per andarsene in pensione anticipatamente a soli 43 anni fatemelo sapere.
Dalle mie parti i ciclisti più forti sono quei cinquantenni prepensionati a vario titolo da poste, ferrovie, scuole, enti pubblici, canili etc, che non hanno praticamente mai un c... da fare e che si allenano come matti.
Così alla PBP del 2011 vi svernicio tutti.
Sarà la mia prima ed ultima possibilità.Per il 2015 sarà già andato in pensione Pietroeilmare.

Salut.


:asd: TROPPO FORTE !!!!!